Le obbligazioni convertibili sono sostanzialmente uno strumento finanziario ibrido, a metà strada tra un’azione e un’obbligazione. Vediamo dunque di chiarirne con esattezza il concetto. Le obbligazioni sono in estrema sintesi un titolo di credito: ciò significa che chi possiede un’obbligazione possiede anche un credito nei confronti del soggetto che ha emesso l’obbligazione stessa. Il soggetto emittente può essere lo Stato, un ente pubblico, una banca, una società per azioni: il soggetto in questione colloca le proprie obbligazioni presso il pubblico secondo regole ben precise contenute nel codice civile. Ad una data scadenza l’emittente deve rimborsare le obbligazioni, impegnandosi anche a pagare gli interessi stabiliti sull’importo dato a credito. La diversità rispetto alle azioni è profonda. Chi acquista infatti un’azione è soggetto al rischio derivante dall’andamento del titolo in borsa e può percepire dividendi solo in presenza di utili da parte della società di cui ha acquistato le azioni. Per chi invece sottoscrive obbligazioni, l’investimento è certamente più “tranquillo”: l’emittente ha l’obbligo di rimborsare l’obbligazione a scadenza, indipendentemente dai risultati di gestione, e di pagare l’interesse concordato. C’è quindi la certezza del capitale, anche se esistono obbligazioni più rischiose come le obbligazioni subordinate. Chi emette obbligazioni convertibili sono le società per azioni, perché si tratta di obbligazioni che possono essere tramutate in azioni a determinate condizioni. Chi le sottoscrive ha due possibilità: 1) conservare lo status di obbligazionista e rimanere creditore della società emittente; 2) assumere lo status di azionista e convertire le obbligazioni in azioni della società emittente entro un determinato periodo o a una scadenza prefissata.
Il prestito obbligazionario
Gli elementi che caratterizzano un prestito obbligazionario sono essenzialmente tre. Vediamoli nel dettaglio. A) Metodo di conversione. Esso può essere di due tipi: a. diretto, quando le azioni oggetto di conversione sono della stessa società che ha emesso le obbligazioni convertibili; b. indiretto, quando le azioni oggetto di conversione sono emesse da una società diversa da quella che ha emesso le obbligazioni convertibili. Nel primo caso, l’emittente offre in conversione azioni proprie , mentre nel secondo caso l’emittente offre azioni di un’altra società: in quest’ultimo caso le azioni vengono affidate in gestione speciale presso un intermediario finanziario (l’obiettivo è quello di smobilizzare titoli azionari acquisiti in precedenza). B ) Rapporto di conversione. Questa metodologia di prestito obbligazionario indica di quante obbligazioni occorre disporre per ottenere un’azione in sede di conversione. Il rapporto, ad esempio, può essere fissato in 2 azioni ogni 5 obbligazioni possedute. La scelta di tale rapporto di cambio dipende essenzialmente da una molteplicità di fattori che spaziano, tra l’altro, dalle condizioni del mercato finanziario all’andamento in borsa delle azioni oggetto di conversione, alle previsioni di crescita della società emittente. C)Periodo di conversione. Il periodo di conversione è un metodo che può essere continuo o separato in più periodi scaglionati nel tempo. Di solito, tanto più lungo è il periodo di conversione e tanto maggiori sono le possibilità di veder convertita in azioni una quota più elevata di obbligazioni.
Cosa deve fare la società
La società che intende effettuare un’emissione di obbligazioni convertibili deve per prima cosa riunire l’assemblea straordinaria degli azionisti, la quale deve deliberare un aumento di capitale per un valore corrispondente al valore nominale delle azioni da attribuire in conversione. A questo punto la società può provvedere ad emettere obbligazioni convertibili ad un prezzo che non può però essere inferiore al valore nominale delle obbligazioni stesse. Le obbligazioni vengono quindi offerte in opzione agli azionisti, i quali hanno due possibilità: esercitare il diritto di opzione e sottoscrivere il prestito obbligazionario, oppure cedere il diritto a terzi. Al momento dell’emissione del prestito obbligazionario la società emittente può decidere se effettuare un prestito totalmente convertibile o parzialmente convertibile, a seconda che tutto o solo una parte del prestito possa essere convertita in azioni.
Quanto rendono le obbligazioni convertibili?
Chi investe in obbligazioni, abbiamo detto, ha la garanzia del rimborso del capitale; chi investe in obbligazioni convertibili, oltre alla garanzia del capitale, ha la possibilità di ottenere elevati guadagni in conto capitale con un rischio tutto sommato minimo. Poiché le obbligazioni convertibili incorporano il diritto ad acquistare azioni, di solito a condizioni più vantaggiose rispetto a quelle presenti sul mercato, l’interesse che viene corrisposto su di esse è in genere inferiore rispetto a quello previsto in caso di obbligazioni pure. Chi acquista obbligazioni convertibili lo fa di solito con l’intenzione di esercitare il diritto di conversione. C’è poi un’altra considerazione da fare: le obbligazioni convertibili sono quotate sul mercato azionario, ma per la scarsità delle emissioni e per gli scambi limitati si tratta di un comparto marginale nel panorama borsistico italiano. Inoltre, l’andamento del titolo è legato alle variabili che solitamente condizionano i corsi delle obbligazioni, ossia scadenza del titolo, interesse offerto, rendimento medio del mercato, ma anche all’andamento del prezzo delle azioni sottostanti. Esiste comunque anche un rischio per le obbligazioni convertibili. Infatti, un andamento negativo della società tale da richiedere interventi sul capitale, per esempio il suo abbattimento, potrebbe provocare l’annullamento del valore del diritto di conversione.