Il bilancio sociale è un tema estermamente attuale, ma anche un argomento da insegnare alle nuove generazioni. Nel mio lavoro mi ritrovo spesso a ragionare sul tema della responsabilità sociale e della sua percezione collettiva. In questo particolare momento di crisi, soprattutto sulla incombente necessità di ripensare alcuni paradigmi aziendali proprio in chiave sociale, ci sono tre parole chiave che sanciscono i trend: sostenibilità, innovazione, condivisione. Vediamole in dettaglio.
La sostenibilità come leit motiv virtuoso del bilancio sociale
Il bilancio sociale fa sì che un’impresa, sia pubblica che privata, oppure un’associazione ragioni sugli esiti della sua attività, non limitandosi ai soli aspetti finanziari e contabili. La sostenibilità, dunque, è un elemento importante, che la stragrande maggioranza dei manager considera come una leva per il successo imprenditoriale (un vero e proprio irrinunciabile vantaggio competitivo, secondo autorevoli fonti come MIT Sloan Management Review e The Boston Consulting). Nell’ultimo anno gli esperti rilevano come le imprese siano state molto impegnate a creare chief sustainability officers, a fondare sustainability units, a impiegare sustainability consultancies.
Diventa dunque necessario riflettere sulla sostenibilità come un nuovo paradigma, sempre più determinante nella gestione aziendale, ma anche come elemento fondamentale nelle strategie utili per affrontare e superare l’attuale crisi economica. In buona sostanza occorrerà considerare la sostenibilità alla stessa stregua dei parametri onidiani dell’efficacia, dell’efficienza e della redditività, propri del criterio dell’economicità aziendale? O semplicemente come contingente leva economica da utilizzare per le strategie future?
L’innovazione, che giustifica il cambiamento
La seconda questione è correlata alla prima. Che il bilancio sociale sia legato all’innovazione non costituisce una novità per le aziende. Fatto sta che un’innovazione può essere considerata tale solo se pensata in una prospettiva di sostenibilità. In altre parole è davvero innovativo solo ciò che è in grado di soddisfare condizioni di sostenibilità, certamente economiche e finanziarie ma anche, se non soprattutto, ambientali, sociali e via dicendo. In questa direzione sono tutte aziendalmente vincenti le innovazioni di prodotto e di processo che migliorano i rapporti tra le imprese e l’ambiente che le circonda. Così come maggiore attenzione dovrà essere prestata alle innovazioni di comportamento, quelle cioè non direttamente connesse alle produzioni ma alle relazioni. Insomma le innovazioni saranno tali solo se sostenibili? Solo se capaci di dare esclusivamente risposte positive in termini di diritti umani, di tutela ambientale e via dicendo?
La condivisione, dalla democrazia al crowdsourcing
La terza parola magica che ha a che fare con il bilancio sociale è condivisione. Sono sempre più numerose le esperienze di collaborazione tra imprese concorrenti, soprattutto nei campi di non immediato e diretto conflitto di interessi, come ad esempio la progettazione degli imballaggi. Ma ciò che appare più interessante è lo stretto relazionarsi con fornitori e clienti. Soprattutto con questi ultimi, in una prospettiva di produzione allargata e di co-produzione, diventa essenziale immaginare relazioni diverse, più complesse ma anche più socialmente responsabili, in grado di generare valore per tutti. Il tema della co-generazione del valore è ormai entrato a pieno titolo nell’azienda moderna che condivide le sue produzioni e chiama alla partecipazione attiva tutti i suoi stakeholders. Ma la condivisione e la partecipazione, per funzionare, necessitano di una base valoriale comune e soprattutto di una informazione ampia e trasparente. Cosa fanno le aziende di realmente positivo in questa direzione? Il bilancio sociale, in questo senso, è una scommessa per ripensare al proprio modello di business.